La sclerodermia: le cure

Molti farmaci sono stati introdotti nel trattamento della sclerodermia, ma per tanti l’esito, specie nei tempi lunghi e nelle forme più gravi si è rivelato del tutti deludente! Talchè possono esser considerati poco più che placebo Tali possono esser considerati i preparati estrattivi da erbe medicinali e similari, le creme pomate, oltre che le varie terapie fisiche (laser, ionoforesi etc). Da proscrivere l’uso di Sali da bagno e altre sostanze fortemente detergenti.

E’fondamentale prevenire le caratteristiche alterazioni anatomiche e tessutali della cute e rallentare l’indurimento e soprattutto la formazione di ulcere. Tutto ciò può essere ottenuto mediante regolari massaggi e, soprattutto, la protezione dal freddo delle aree più colpite, quali mani, piedi e capo. Si deve far uso di guanti imbottiti con pelliccia e non solo di lana, di paraorecchie e coprinaso. E’ possibile addirittura reperire guanti con resistenze elettriche che riscaldano le mani e usare stivali con pelliccia interna. Si eviterà anche di uscire nei giorni particolarmente freddi e anche ventosi. Il paziente deve ricordare che ad ogni spasmo dei vasi periferici di arti esposti all’infreddamento corrisponde uno spasmo dei vasi a livello centrale dei visceri (cuore cervello rene etc) con consecutiva modesta ma sì continua sofferenza di questi organi. E’ inoltre ben definita l’azione nociva del fumo sia attivo che passivo. La comparsa di ulcere sulla cute delle dita delle mani (e in un minor numero di casi



dei piedi) è evento temibile anche se non scontato. Inoltre qualsiasi trauma anche contusivo o ferita lacero contusa nello sclerodermico tende a guarire con ritardo e meno bene ed è critica sia la grande secchezza della cute sia la grande umidità di questa. Un’ulcera cutanea rappresenta un sito di possibile infezione e questo crea ulteriori complicazioni nella terapia. La comparsa di un’ulcera impone l’uso di farmaci vasodilatatori, che possono essere somministrati per via orale (nifedipina = adalat) o per via endovenosa (endoprost). Quest’ultimo farmaco risulta efficace a patto di iniziarlo sin dalle prime manifestazioni: purtroppo può esser somministrato solo con le opportune garanzie di assistenza assicurate solo dall’ambiente ospedaliero (elettrocardiogramma preliminare, sorveglianza della pressione arteriosa etc).