L’artrite reumatoide è una malattia generalizzata
cioè non colpisce solo le articolazioni ma coinvolge ogni organo dell’organismo (cuore vasi, rene etc).
La artrite è responsabile anche di un aumento – fra l’altro – del cosiddetto “rischio cardiovascolare” cioè del rischio di andare incontro a lesioni dei vasi di tipo aterosclerotico con accelerazione dei processi di arteriosclerosi dei vasi del cuore cervello rene; questa eventualità è legata però alla gravità della forma clinica e alla durata della malattia. L’artrite reumatoide – come si è detto – in quanto malattia sistemica – può dare manifestazioni generali come febbre e dimagramento e inoltre colpisce ogni organo e distretto dell’organismo : di particolare rilievo è la comparsa di infiammazione dell’occhio e di danni alla retina, mentre anche il cuore e i vasi possono essere interessati quanto meno da una più precoce comparsa di manifestazioni arteriosclerotiche, mentre il rene – sia per le alterazioni immunitarie, sia per il sovraccarico di farmaci talora tossici (come gli antinfiammatori) può andare incontro ad una progressiva riduzione o perdita della funzione, anche se ormai sempre più rara diviene la comparsa della amiloidosi dovuta alla precipitazione di una proteina patologica – l’amiloide – nel rene. Nel corso della malattia possono comparire anche infiammazione della pleura o del pericardio specie nei casi più severi e soprattutto noduli che si formano nelle sedi di maggior attrito (gomito, polso o congiuntive) e indicati come noduli reumatoidi. In casi per fortuna sempre più rari, la malattia può portare a indurimento della massa spugnosa (parenchima) polmonare con fibrosi e difficoltà del respiro o ad un aumento della pressione nell’interno dei vasi polmonari. Una delle complicanze più attese, più subdole e spesso non adeguatamente considerata è la osteoporosi (cioè la perdita di massa ossea) dovuta sia alla malattia, che al trattamento con cortisonici e alla ridotta motilità delle paziente (si parla quasi sempre al femminile in quanto l’artrite colpisce con una frequenza cinque volte maggiore la donna rispetto all’uomo).